Il 28 luglio 2014 si ricorda il centesimo anniversario dello scoppio della prima guerra mondiale. Anche la letteratura ha avuto un ruolo fondamentale nel conflitto.

Un mese dopo il sanguinoso attentato di Sarajevo che vide morire il principe austriaco figlio di Franz Joseph, Franz Ferdinand, a opera dello studente serbo Gavrilo Prinzip, Inghilterra, Francia e Russia scendono in guerra contro le due potenze egemonicamente di lingua tedesca Prussia e Austria-Ungheria. Al conflitto, sanguinoso e nuovo, destinato a cambiare completamente l’ars belligerandi e inizio reale secondo Hobsbawn del XX secolo, presero parte anche molte personalità del mondo intellettuale del tempo anch’essi coinvolti dalla campagna patriottica massiccia che ebbe un notevole effetto in particolare in Francia e in Inghilterra, nazioni che dettero un grande contributo di vite umane prevalentemente giovani.

Giovani erano i cosiddetti war poets (poeti di guerra), partiti con l’entusiasmo proprio della loro età e poi sconvolti dalle condizioni disumane della trincea, destinati a morire in azioni di guerra o a rimanerne per sempre segnati. Tra essi forse il più grande e noto fu Wilfred Owen. Suo lo splendido "Dulce et decorum est" che riprende una frase del poeta Orazio

"dulce et decorum est pro patria mori" ovvero "è dolce e decoroso morire per la patria"

nel quale, accanto anche a Anthem for a Doomed Youth (Inno per una maledetta gioventù) influenzato da Siegfried Sassoon, poeta destinato a sopravvivere agli altri giovani esponenti della poesia di guerra inglese, descrive gli orrori vissuti e gli inganni di una generazione perduta.

In Italia il nostro Giuseppe Ungaretti analogamente ha voluto descrivere la propria esperienza bellica; struggente il verso:

"Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie"

della poesia breve "Soldati" nella quale il poeta esprime con leggiadria l’angosciosa attesa dei giovani soldati durante le lunghe ore che li dividevano dalle azioni.

Francesca Barile
per sololibri.net

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