Eugenio Montale - Poesia Valmorbia sritta durante la prima guerra mondialeL'avevano mandato lassù, sulle montagne, a sparare al nemico. Ma Eugenio Montale, come molti poeti, non amava la guerra. Aspettava la notte, "quando tacevano gli spari", tirava fuori il taccuino e scriveva. Una delle sue poesie porta il titolo del posto dove stava, Valmorbia, un paesino del Trentino, durante la Prima guerra mondiale. Ma il poeta non scrive di battaglie. Né di atti eroici. Né del freddo, della fame, della fatica.

Quasi per reazione a quella violenza, il poeta si abbandona all'incanto del paesaggio di quella terra "dove non annotta". E parla di "fioriti nuvoli di piante, di notti chiare che erano tutte un'alba e portavano volpi alla mia grotta". Quell'incanto è rimasto intatto sulle montagne del Trentino. Come sono rimaste le cicatrici di quel conflitto: i forti, le trincee, le mulattiere, i camminamenti, le fortificazioni, i reticolati, le gallerie nella roccia. Solo che oggi, per fortuna, non si spara più.

E quei sentieri di guerra sono diventati sentieri di pace.

Viaggi nella storia, percorsi nella memoria, rifugi di meditazione, seguendo le ali aperte di una colomba che sui cartelli indica la strada. L'anno prossimo cade il centenario della Grande Guerra del 15-18, che in realtà cominciò nel 1914, e molte iniziative saranno in programma sotto lo slogan "Dalla guerra alla pace", "Vom Krieg zum Frieden". Ma già da adesso è possibile percorrere il Sentiero della Pace, voluto dalla provincia di Trento, che si snoda per 350 chilometri, dallo Stelvio alla Marmolada, lungo quello che era il confine conteso tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico.

Si può farlo tuttoa piedi, volendo, ci vuole almeno un mese per visitare gli 80 forti, i 19 musei e i molti cimiteri di guerra, ed è indimenticabile. Ma si possono scegliere anche itinerari di un solo giorno, o andare in bici per le molte piste ciclabili. Il sentiero attraversa, da occidente a oriente, tutti i parchi trentini e diversi gruppi montuosi. Nel primo tratto, dal Gavia a Lardaro, dove c'erano sei fortie la sede del battaglione Landsturm, sono rimaste le trincee sul Tonale e sul crinale del Monticello, dove nel 1918 ci furono violentissimi scontri.

Da Lardaro a Riva del Garda c'è ancora la vecchia mulattiera austriaca sul monte Campellet, il comando del battaglione di Cima Pari,e sono ancora visibili le postazioni di artiglieria di Malga Giumela. Da Riva a Rovereto, il monte Nago occupato dalle truppe italiane e il museo della guerra a Rovereto. Da Rovereto a Lavarone, il cimitero di guerra di Passo Buole, la "Termopili d'Italia". Da Lavarone a Caoria e di qui alla Marmolada, il cimitero di guerra italiano. Ma sul sentiero della pace ci sono fiori sulle tombe dei soldati di ogni colore.

Roberto Bianchin - La Repubblica.it

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