Il museo In Alto Adige le confezioni del cibo dei soldati: dalla mitica Simmenthal al tonno di Sicilia e Sardegna.
Quando una manifestazione gastronomica rilancia un museo. O meglio, il suo «lato gourmet» . Parliamo di scatolette per il rancio dei soldati della Grande Guerra, che trovano degno posto assieme alle munizioni, agli equipaggiamenti militari, nella raccolta custodita a Forte Tre Sassi in Valparola, tra il passo Falzarego (Bl) e la Val Badia, in Alto Adige.
È successo, dunque, che martedì scorso, a Cortina, durante l'evento «Radicchio sulla neve», gli chef del Toulà e l'executive chef Alberto Fol dell'Europa Regina di Venezia hanno reso omaggio alla «Grande Guerra» riproponendo alcune ricette. Certo, non le stesse contenute nel Manuale di preparazione del rancio, anch'esso tra i cimeli del Forte Tre Sassi, ma, comunque, un cibo della memoria. Buona occasione per riparlare di un Museo nato dalla passione di Loris Lancedelli, il cui padre era un «recuperante». Cioè una di quelle persone che nel Dopoguerra, quando il Bellunese era un territorio poverissimo, raccoglievano metalli di munizioni, artiglieria e suppellettili per venderli.
Loris, da piccolo, accompagnava il padre nella ricerca. Gli oggetti, però, non furono venduti. Da qui, l'idea del Museo. Che ebbe iter travagliato e conclusione felice nel 1997.
Forte Tre Sassi appartiene alla Regola di Cortina d'Ampezzo, ma è gestito dalla famiglia Lancedelli (www.cortinamuseoguerra.it) Il «fascino gourmet» delle scatolette? Sono circa 100 esemplari, dalla mitica carne in gelatina Simmenthal alla Cirio (ce n'è una che contiene ancora la carne), dall'olio di Bertolli e Sasso al tonno di Sicilia e di Sardegna. Fino al dessert: troviamo, ad esempio, la frutta candita in mostarda con il marchio Torregiani. Una curiosità a ricordarci che nell'Italia del '15-'18 regnava la monarchia: lo slogan di propaganda guerresca stampato sulle scatolette. E cioè «Avanti Savoia!».
Fumagalli Marisa - Corriere della Sera