La sera del 23 gennaio 2014 si è svolto presso la sala conferenze dell’Archivio di Stato di Trieste il secondo incontro dell’undicesima edizione del Danceproject festival, organizzato dall’Associazione Culturale Teatro Immagine Suono, intitolato “Occhi sull’abisso”. L’abisso nel quale il festival si propone di gettare l’occhio è quello della Grande Guerra, di cui proprio quest’anno ricorre il centenario dello scoppio, con una particolare attenzione alla nostra città e alla sua particolare realtà d’allora.
L’incontro ha proposto una serie di letture sceniche interpretate da Maurizio Zacchigna, Valentino Pagliei e Daniela Gattorno intervallate da tre interventi danzanti di Marta Melucci.
Ad una prima occhiata il “programma di sala” con i testi che sono stati letti (scelti da Valentina Magnani) sembrava una vera propria sfida all’ascoltatore. Erano state annunciate delle letture da Scipio Slataper. Benissimo! “Il mio Carso” contiene un sacco di passi godibilissimi all’ascolto – si è tratti a pensare – Le “Lettere alle tre amiche” contengono interessanti riflessioni e brani ricchi di pathos! Tuttavia, giunti lì, ci si accorgeva che non si trattava di niente di tutto questo.
Le letture sono infatti cominciate con un lungo pezzo tratto da “I confini orientali”, un opuscoletto pubblicato nel 1915 in cui Slataper analizza la situazione del confine italo-austriaco sia da un punto dal punto di vista storico che da quello militare. Interessantissimo per lo studioso di queste tematiche, si dirà – e su questo non v’è alcun dubbio –, ma quale effetto potrà avere se proposto come lettura ad una variegata platea?
E lo stesso ragionamento condotto fin qui valga anche per altri testi venuti successivamente, come l’articolo “L’incendio del Piccolo” di Silvio Benco o “Ore d’attesa a Trieste” nuovamente di mano slataperiana. Quale resa possono avere letture di questo tipo?
Bisogna riconoscere che la sfida, per quanto difficile, è stata vinta. Sia la bravura degli attori chiamati a leggere, sia il filo conduttore che si è riusciti a creare tra i vari brani, fino a giungere ad un vero e proprio dialogo tra di loro, hanno reso queste letture intense e suggestive. Un ruolo rilevante nel creare l’atmosfera più appropriata hanno avuto anche le parti di danza che si sono svolte sulle musiche di Franco Casavola, un autore futurista che aveva combattuto durante la prima guerra mondiale proprio sul fronte carsico.
Oltre a quanto già citato sono stati proposti pezzi tratti da Rilke, da Palazzeschi e, ancora, dalle lettere di Slataper. Un lungo pezzo che descrive l’andata al fronte dei soldati italiani, di grande effetto per la semplice intensità umana che l’autore riesce a infondere alla sua narrazione, è stato preso da “Guerra del ’15”, il diario di Giani Stuparich. Infine le letture sono state degnamente concluse con un tocco al femminile con una delicata lettera di Elody Oblath allo stesso Giani Stuparich che si trovava al fronte, dove la donna esprime le proprie preoccupazioni per la sorte dei suoi cari al fronte.
La serata è stata infine completata da una piccola, ma significativa esposizione organizzata in quattro teche contenenti una serie di documenti dell’Archivio di Stato a vario titolo riconducibili agli autori proposti. Sono stati così esposti, tra una serie di altri libri rari e cartoline, il manoscritto del “Mio Carso” e quello delle “Elegie duinesi”.
Dopo questo secondo appuntamento il festival proseguirà sabato 25 e domenica 26 gennaio al Teatro Rossetti con alcune performance legate ancora una volta alla Grande Guerra e alle storie di questi personaggi che in un modo o nell’altro ne sono stati partecipi.
Lorenzo Tommasini - bora.la