Prosegue la V edizione di "Pomeriggi maturandi", evento del Centro di aiuto allo studio Portofranco per aiutare i ragazzi nella preparazione all'esame di Stato. Seconda tappa con la professoressa Maria Teresa Tosetto sulla Grande Guerra
Il 14 febbraio ho partecipato al secondo incontro rivolto ai maturandi, dal titolo Nella trincee della Prima Guerra mondiale: la fine del positivismo, l'inizio dei nostri tempi, con relatrice una docente di Storia e Filosofia del liceo classico Virgilio di Roma, Maria Teresa Tosetto.
A scuola abbiamo studiato la Grande Guerra da poco, così sono arrivata all'incontro curiosa di cosa avrei potuto sentire di un periodo che, nonostante non sia troppo lontano da me, sento molto distante dalla mia vita. Mi sono accorta della profonda differenza tra la spiegazione sentita in classe, che riguardava quasi esclusivamente gli avvenimenti storici (battaglie, trattative tra Stati, armistizi) e il racconto della professoressa Tosetto. Questo, più focalizzato sull'aspetto umano dei soldati, ha mostrato come molti di loro, abbandonato tutto, erano obbligati a partire per il fronte. E dal loro punto di vista, questo, è tutta un'altra storia.
Un taglio di studio su cui non avevo mai riflettuto è la "conduzione impersonale della guerra": i soldati uccidevano i nemici senza vederli, dal momento che erano nascosti dietro le trincee. Le nuove tecnologie rendevano invisibili le vittime. Ma, nei momenti in cui riuscivano a scorgere dall'alto gli avversari, intenti nelle loro faccende quotidiane, si riconoscevano in loro e nella loro umanità, a tal punto che non riuscivano a sparare verso di loro. Nei momenti di tregua gli eserciti nemici, tra un attacco insensato e l'altro, arrivarono a scambiarsi i prodotti di cui avevano bisogno.
Verso la fine dell'incontro la professoressa ha posto attenzione sulle figure di due cappellani militari, Giovanni Minozzi e Giulio Facibeni, fondatori di associazioni a sostegno dei soldati reduci e degli orfani di guerra.
Grazie allo sguardo della Tosetto, mi sono accorta che questa guerra è stata combattuta in primo luogo da uomini e da ragazzi come noi, non da macchine automatiche e da armi che si azionavano da sole. Nell'esercito inglese, per esempio, militavano molti giovani volontari di diciannove anni. Miei coetanei.
Studiare la storia così è più interessante. Partire dai suoi protagonisti e dagli uomini che vi hanno partecipato con tutti i loro sacrifici. Ho scoperto che questo è il metodo grazie a cui riesco a comprendere meglio tutti gli avvenimenti e a sentirli più vicini a me. Poiché l’uomo, nonostante il passare del tempo, resta pur sempre uomo. Come lo sono io.
Sofia, studentessa, Milano - tracce.it