Ben 54 tappe, dallo Stelvio al mare, ovvero dal Comune di Valdidentro (Sondrio) fino a Trieste, percorrendo per la prima volta in continuativa integrale la linea del fronte della Grande Guerra, toccando i settori Stelvio-Adamello-Giudicarie, Altipiani, Cadore, Carnia e Fronte Giulia. Una vera spedizione lungo un Cammino della Memoria di circa 1.150 chilometri, con 90.000 metri di ascese e altrettanti di discese, che è iniziata nell'agosto 2014 ed ha toccato 116 cime, cercando non solo le tracce dell'avversario di cento anni fa, ma pure quelle del nemico di oggi, ovvero l'inquinamento.
La missione, di valenza storica oltre che autentica performance atletica, è stata promossa dell'associazione l'Uomo Libero e dal suo presidente Walter Pilo, ed è stata affidata ai buoni garretti di Nicola Cozzio e Giacomo Bornancini. Ha avuto anche interessanti risvolti scientifici. Ai due alpinisti era stata fornita una "centralina" messa a punto dal Cnr, in grado di fornire informazioni in tempo reale su alcuni parametri atmosferici e meteorologici dei territori via via attraversati.
L'attività del Cnr si è inserita in una partnership che includeva il Dipartimento Scienze del sistema della terra e tecnologie per l'ambiente e l'ufficio stampa, oltre ad alcuni istituti, tra cui quello di Scienze dell'atmosfera e del clima.
Abbiamo chiesto a Paolo Bonasoni, del Cnr-Isac, di spiegarci come sono stati effettuati i rilevamenti.
«Nello zaino degli alpinisti - ha spiegato il ricercatore - era contenuto un prototipo di "centralina" portatile in grado di monitorare concentrazione e dimensioni di particolato atmosferico e black carbon (BC), dando pure informazioni su temperatura, pressione e umidità relativa. Colleghi dell'Isac avevano inoltre messo a punto un sistema che forniva, con buona risoluzione spaziale, la previsione in tempo reale delle concentrazioni al suolo di PM10 e BC e dal particolato di tipo crostale».
La raccolta di questi dati che obiettivo si proponeva?
«Innanzitutto di testare lungo un impegnativo percorso il prototipo di centralina, acquisendo informazioni sui diversi strumenti e al tempo stesso sulla concentrazione del particolato fine e di BC. In aree rappresentative del fondo atmosferico, come gran parte del percorso alpinistico, queste misure permettono di caratterizzare l'atmosfera e eventuali trasporti di masse d'aria inquinate, individuando contributi da processi di combustione naturale e antropica, mentre elevate concentrazioni di particolato grossolano possono indicare trasporti di polveri minerali o di sabbia sahariana».
È filato tutto liscio?
«Abbiamo fornito a Nicola e Giacomo il prototipo di centralina con strumenti particolari e delicati, integrati con un sistema gps e uno di trasmissione dati. Abbiamo cercato di ridurre i pesi, utilizzando per la prima volta particolari batterie, che tuttavia hanno mostrato qualche limite. Le non facili condizioni ambientali incontrate hanno creato qualche problema al sistema che non sempre ha funzionato correttamente, ma quanto portato a termine è stato comunque un test prezioso».
I rilevamenti andati a buon fine che cosa dicono?
«Considerando che solo nella prima parte del percorso si è avuta una buona continuità nelle misure, i valori hanno mostrato in genere basse concentrazioni di polveri e di BC in alta quota; in particolare le concentrazioni di particolato fine e BC, legate ad attività antropica, sono risultate minime nella fascia altimetrica compresa tra 2000 e 3000 metri, mentre sono aumentate andando verso le basse quote. Tale andamento non è stato confermato dalla frazione di origine naturale, tracciato dalle particelle grossolane. Un dato interessante è stato quello che ha riguardato i valori di concentrazione, tutt'altro che trascurabili, all'interno dei rifugi alpini».
Dove si possono trovare i risultati completi?
«Sul sito www.tapum.it alla voce -Ricerca CNR- si trovano i contributi ed una sintesi dei dati da noi raccolti».
Walter Musizza - Corriere delle Alpi