ROVERETO. Il fotografo milanese Paolo Ventura è l’artista attualmente residente al Mart di Rovereto. Il « Mago Futurista» ha infatti lavorato sul tema della Prima Guerra Mondiale come rappresentazione della memoria e di ciò dà conto nella rassegna espositiva che è in corso fino al prossimo13 ottobre - presso la Casa d’Arte Futurista Fortunato Depero.
Una mostra composta, per la cura di Nicoletta Boschiero, di due serie fotografiche derivate da un’accurata e meticolosa messa in scena dei “ricordi possibili” e che verranno poi raccolte nelle pubblicazioni “Il pittore futurista” e “Il mago”, edite da Danilo Montanari.
Impalpabili come sogni, le immagini nate dalla poetica di Ventura hanno la forza popolare ed evocativa delle tavole utilizzate dai cantastorie; le fotografie, derivate da una meticolosa messa in scena rappresentano, sospese fra memoria e immaginazione, supponibili rievocazioni.
Così Paolo Ventura commenta il proprio lavoro a proposito del tema della scomparsa, già peraltro affrontato in altri suoi lavori: “Mi piaceva l’idea di interpretare qualcuno che scompare. Il Mago, lo Zuavo, li ho scelti innanzitutto perché sono delle figure senza tempo, fanno parte di me.
Personaggi immutabili, come i preti, i carabinieri che hanno ottenuto, di poter essere trasferiti in qualsiasi luogo, in qualsiasi tempo e non cambiano. Le loro divise diventano dei costumi, come i clown. Mi piacciono queste figure che vivono un non-tempo”.
L’artista impersona dunque il protagonista della storia in fondali da lui stesso dipinti che danno vita ad un racconto sospeso temporalmente, come accade al circo, nei luna park o nelle rappresentazioni dei burattini; una città, riconoscibile come una Milano “sironiana”, è la quinta teatrale in cui il protagonista, il “mago”, dà spettacolo controllando la scomparsa e ricomparsa di un bambino misteriosamente destinato, negli scatti finali, a scomparire nella nebbia.
La suggestione creata delle fotografie dell’artista muove un senso di aspettativa sulle vicende che riguardano il tempo, l’infanzia, l’innocenza, la guerra, il mistero. I progetti di entrambe le serie sono fortemente legate al profilo della sede espositiva: “il mago” è infatti il soprannome con il quale viene ancora oggi ricordato Fortunato Depero. (e.r.)
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