Il 4 novembre del 1918 finì la Grande Guerra. Ma quel giorno, era un lunedì piovoso, si continuò a morire. Quando mancavano forse dieci minuti al termine di ogni ostilità, sul Tagliamento uno squadrone di cavalleria avanzò al galoppo, in un pomeriggio grigio come l'acqua del fiume. Davanti alle mitragliatrici austriache schierate, un capitano ordinò assurdamento la carica "Per la Patria" e in pochi istanti fu una carneficina.
Gli ultim caduti italiani furono due sottufficiali di 18 anni, "ragazzi del '99". Il giorno dopo sul Gazzettino un titolo a grandi caratteri annunciava l'Armistizio e la sconfitta degli Austriaci: "Sfacelo totale dell'esercito austriaco. 300 mila prigionieri e 5000 cannoni catturati. Le ostilità cessate alle ore 3 del pomeriggio del 4 novembre".
Il 7 novembre la tredicesima inaugurazione presso la Biblioteca municipale della cittadina ceca di Hradec Kralove.
Tredicesima inaugurazione per la mostra fotografica ceco-italiana «Boemia mia», il prossimo 7 novembre alle 18 nella Sala delle Mostre della biblioteca municipale di Hradec Kralove (Castello della Regina), una delle città fra le più antiche e grandi della Repubblica Ceca.
La prima edizione della mostra, che racconta attraverso 150 immagini la vita quotidiana dei profughi ledrensi in terra boema durante la Grande Guerra, si è tenuta nella primavera del 2012 a Praga presso l'Istituto di Cultura italiano.
II 4 novembre 1918 aveva termine il 1° conflitto mondiale – la Grande Guerra – un evento che ha segnato in modo profondo e indelebile l’inizio del ’900 e che ha determinato radicali mutamenti politici e sociali. Il 4 novembre 1918, l’Italia si rialzava in piedi dopo il disastro di Caporetto e le azioni di guerra si conclusero sul campo con la vittoriosa offensiva di Vittorio Veneto.
Una vittoria frutto della dedizione, del sacrificio e dell’unità del popolo italiano. Ma anche un evento sanguinoso, che costò la vita a 689.000 italiani mentre 1.050.000 furono i mutilati e i feriti. Una guerra vinta non contro altri italiani ma contro un altro Stato che da secoli dominava importanti regioni e che impediva il compimento del processo unitario iniziato con la Prima guerra di Indipendenza nel 1848.
Martedì 29 ottobre 2013, si è svolta una marcia di addestramento sugli altopiani sopra Brentonico dove i militari, accompagnati da alcuni alpini del locale gruppo A.N.A. hanno potuto ripercorrere uno storico sentiero ricco di manufatti risalenti alla Grande Guerra, in memoria della quale tra qualche giorno avranno luogo varie cerimonie su tutto il territorio nazionale, in occasione delle celebrazioni del 4 novembre «giorno dell’Unità nazionale e giornata delle Forze Armate».
In particolare, i militari di Trento impegnati nella marcia di addestramento, hanno proseguito il loro itinerario percorrendo il sentiero da Cima Vignola al Corno della Paura lungo il quale hanno potuto effettuare anche una visita guidata alle trincee risalenti alla Grande Guerra articolate su in una posizione che domina su gran parte della Valle dell’Adige, grazie alla disponibilità dei membri della SAT, dei Vigili del Fuoco, tecnici del Comune di Brentonico e rappresentanti del locale gruppo Alpini.
La Grande Guerra nelle prime pagine del “Corriere della Sera” (1914-1918), un libro a cura di Giovanni Sabbatucci e Silvia Capuani con l’introduzione di Paolo Mieli. Per Rizzoli in libreria
E’ il libro del centenario, il racconto quotidiano della Prima guerra mondiale così come raccontata nelle prime pagine del principale quotidiano italiano. Cronaca diventata storia.
L’attentato di Sarajevo del 26 giugno 1914 fu la scintilla che provocò lo scoppio, il 28 luglio, di quel conflitto che durò fino al novembre 1918 e cambiò per sempre la storia del mondo. Il volume raccoglie le prime pagine del “Corriere” relative a quegli anni, a partire proprio da quella che si apre con il titolo L’Arciduca Ereditario d’Austria e la moglie uccisi. L’intervento italiano (L’Italia dichiara guerra all’Austria-Ungheria il 23 maggio del 1915), il coinvolgimento delle nazioni extraeuropee, le battaglie più sanguinose sui vari fronti vengono tutti documentati, fino all’armistizio che sancì la fine delle ostilità.
Una zona sacra fin dagli anni ‘20, perché nel corso della prima parte della Grande Guerra vi morirono 10.000 ragazzi, tra italiani ed autroungarici. Ancora oggi il Monte Pasubio conserva alcune delle più assurde testimonianze del primo conflitto mondiale che proprio negli ultimi anni sono state oggetto di un importante intervento di recupero che ha visto unite la Provincia di Vicenza e la Provincia autonoma di Trento, le Comunità Montane dell’Alto Vicentino, Comuni e associazioni.
"Qui possiamo vedere la nostra storia e trasmetterla alle generazioni future" è stato il commento del commissario della Provincia di Vicenza, Attilio Schneck, mentre il presidente della Comunità Montana Leogra -Timonchio, Corrado Filippi Farmar ha illustrato il progetto di recupero della zona sommitale del Pasubio, uno dei 19 interventi lungo il fronte della Grande Guerra sulle Prealpi Vicentine. "L’obiettivo è quello di creare un grande Ecomunseo del primo conflitto mondiale".
Questa regione del nord della Francia è stata teatro, cento anni fa, delle devastazioni della Grande guerra: percorsi, musei e memoriali ricordano il conflitto e invitano a ricordare.
La Prima guerra mondiale, un conflitto che coinvolse 25 nazioni, scoppiò nel 1914 e impegnò da subito le nazioni confinanti con la Germania, come la Francia, sul cui territorio venne combattuta la prima delle grandi battaglie campali, quella della Marna. Situata al confine con il Belgio, la regione francese della Piccardia si trovò suo malgrado in prima linea e si trasformò in un enorme campo di battaglia. Cento anni dopo questa regione, in modo particolare, si appresta a ricordare il tragico inizio di quella mattanza internazionale, rilanciando i sacrari, i luoghi della storia, i musei e i monumenti che celebrano le vite umane mietute dal conflitto.
EDITORIA - Rosario Abate - Giorgio Apostolo
Consulenza editoriale di Maurizio Pagliano
Le tappe più significative nello sviluppo degli aerei da bombardamento italiani, un doveroso omaggio a Gianni Caproni, mirabile costruttore di quelle prime ali divenute sinonimo di "bombardiere strategico".
La storia completa del complesso velivolo tutto made in Italy, dalla fase di progettazione alla realizzazione del prototipo, dai risultati dei primi test di volo fino all'accettazione da parte dell'amministrazione militare, passando poi all'impegnativa fase della produzione industriale e infine all'impiego operativo delle varie versioni. Tutti i fatti più importanti che hanno portato alla nascita e allo sviluppo di questi aeroplani esaminati e presentati in modo organico, le loro principali caratteristiche tecniche, i dati di produzione.
Ampio respiro è stato dato a una documentazione fotografica, per lo più inedita, che meglio di ogni altra cosa illustra l'evolversi dei potenti biplani e triplani Caproni.
Costante e fondamentale l'apporto della Famiglia Caproni, che ha messo a disposizione documenti e materiale fotografico.
Garlate - Per 95 anni non hanno mai saputo cosa fosse successo al loro caro, fatto prigioniero durante la Prima guerra mondiale. Quando morì, come e dove fu sepolto.
Ora, a distanza di quasi un secolo, il nipote, Giuseppe Saurra, ex vicesindaco ai tempi del sindaco Maria Tammi, grazie a una scrupolosa ricerca e grazie a internet ha trovato dove suo nonno, Francesco partito dalla Sardegna per la Grande Guerra, fu seppellito. E partirà per la Repubblica Ceca, destinazione Milovice, per portare sulla sua tomba in una fossa comune, il primo fiore.
E’ una storia commuovente quella che scuote Garlate, passando per la Sardegna fino ad arrivare a un cimitero militare a 35 chilometri da Praga.
«Grazie a internet sono riuscito a fare delle ricerche più accurate. Ho scoperto che a Milovice per tutti e 30 mila i morti, furono stilati verbali. E così fu fatto per mio nonno». Saurra ha preso contatto con gli Alpini di Belluno che ogni 4 novembre si recano a Milovice.
GORIZIA. “1914-2014-Cento anni della nostra storia/Hundred years of our history/Sto let nase zgodovine”. Il messaggio trilingue si può leggere sui lati e sul retro dei due autobus urbani che Apt ha voluto decorare con una livrea dedicata alla Prima guerra mondiale. Da questa mattina i due mezzi pubblici circoleranno sulle linee goriziane per lanciare un forte messaggio di recupero della memoria. La fiancata di destra è più calda, quella di sinistra è più fredda.
Da un lato il protagonista è Giuseppe Ungaretti, dall’altra è l’Isontino con i luoghi della Grande guerra. La figura del poeta-soldato e la sua firma campeggiano in una gigantografia insieme ai versi della sua lirica più famosa: San Martino del Carso. Evidenziato dal bianco, emerge il passaggio più toccante: «È il mio cuore il paese più straziato». Sulla fiancata opposta, un fante con elmetto, sta avvolto nella sua mantella: vigila sull’Isonzo imbracciando il fucile con la baionetta inserita. Il fiume azzurro attraversa la pianura fino al mare. Dal Sabotino a Monfalcone passando dal Calvario e dal Monte San Michele, fino ad arrivare a Redipuglia, «nessuna croce manca»: neppure quella delle retrovie di Medea.
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